
Il mercato del ciclo non è solo quello che deriva dalla vendita diretta di biciclette e accessori. Esiste infatti un guadagno indiretto, che induce a pensare che la bicicletta faccia bene all’economia del Paese e non solo alla salute.
Ed è proprio su questo punto che desideriamo soffermarci. Più si pedala, meglio si sta, più l’Italia ne trae beneficio. È quando emerge da l’A Bi Ci – il 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità italiana pubblicato da Legambiente lo scorso maggio. Il rapporto mette in evidenza diversi punti sui quali, a una maggior ciclabilità in Italia, corrisponderebbe maggiore risparmio (quindi guadagno) per il Paese. Il sanitario è tra questi. Vediamo cosa dice il rapporto nel dettaglio in merito.

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Benefici sanitari della bicicletta: € 1.054.059.446
La percentuale di italiani adulti che fa un’attività fisica inferiore a quella necessaria a garantire un buon livello di salute è pari a un terzo della popolazione (il 33%). Per i bambini e gli adolescenti, la percentuale è molto più alta e raggiunge il 92% tra i 13enni. Ci sono forti disparità tra i sessi: è sedentario il 28% degli uomini adulti rispetto al 38% delle donne adulte. La sedentarietà è ritenuta responsabile del 14,6% di tutti i decessi che avvengono in Italia ogni anno, pari a circa 88.200 morti premature nel 2012. La sedentarietà in Italia produce un costo sanitario diretto pari a 1,6 miliardi ogni anno (€ 79,92/anno per ogni persona fisicamente inattiva) essendo una delle cause primarie di alcune malattie non trasmissibili come infarto, diabete, tumore di colon e mammella. A questi si aggiungono 7.8 miliardi di euro di costi indiretti (somma del valore della perdita di vita sana e della mortalità prematura) pari a € 389,61/anno per ogni persona fisicamente inattiva. I 1.729.696 italiani che utilizzano sistematicamente la bici nel corso dell’anno (pari al 3,6% della popolazione mobile) evitano dunque, grazie all’attività fisica espletata pedalando per i propri spostamenti, costi sanitari diretti per € 138.237.304 e costi sanitari indiretti € 673.906.859. Il calcolo è fatto tenendo conto che se non usassero la bici, ma l’automobile, apparterrebbero alla popolazione sedentaria.

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La bici: uno psicologo naturale
Si stima che la sedentarietà provochi anche conseguenze sulla salute mentale degli individui, favorendo in particolar modo ansia, disturbi dell’umore, depressione. Queste affezioni legate all’inattività fisica provocano la perdita di circa 102 mila anni di vita in base all’indicatore DALY dell’Oms che misura la gravità di una patologia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura. Il costo per il nostro Paese di ansia e depressione come conseguenza della sedentarietà è pari a 2,8 miliardi di euro/anno, ossia 139,86 € pro capite. Anche in questo caso l’uso della bicicletta produce un risparmio sanitario pari a € 241.915.283 l’anno. Il costo della sedentarietà risulta attualmente di 80,4 miliardi di euro all’anno in Europa. Tale spesa equivale al 6,2% di tutti i costi europei relativi alla spesa sanitaria ed risulta di 5 miliardi di euro più alta di quella relativa alla spesa mondiale annua di tutti i farmaci antineoplastici. Corrisponde infine a metà del prodotto interno lordo di Irlanda o Portogallo. Tale costo è destinato ad aumentare fino a raggiungere nel 2030 il valore di 125 miliardi di euro. Tali costi potrebbero venire evitati se tutti i cittadini europei raggiungessero una media di 20 minuti al giorno di una semplice ed economica attività come il cammino o la corsa. Anche un intervento che riuscisse a rendere attivo solo il 20% della popolazione europea porterebbe una riduzione di 16,1 miliardi dei costi.
(Fonte: L’A Bi Ci – 1° Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità italiana – Legambiente – Maggio 2017)
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