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Con lo stop all’attività sportiva è in gioco la salute cognitiva degli italiani, in particolare di bambini, adolescenti e over 65, le categorie più esposte al rischio. Questa la denuncia del professor Aiace Rusciano, psicologo e docente di neuroscienze, già responsabile del lab di monitoraggio psicofisiologico e da più di dieci anni negli staff di Ac Milan e Ac ChievoVerona.

È scientificamente provato che in età infantile la corsa favorisca la nascita di nuove cellule cerebrali nell’ippocampo e che una regolare pratica fisica migliori la memoria e l’apprendimento. Il cervello, oltretutto, con il tempo, si abitua all’aumento del flusso sanguigno che, a lungo termine, sviluppa la capacità di attivare e disattivare determinati geni. Senza dimenticare che i nuovi neuroni, stimolati attraverso lo sport, proteggono la memoria nell’ippocampo e prevengono l’insorgere di gravi malattie degenerative come Alzheimer e Parkinson. Garantire la continuità dell’attività sportiva è dunque essenziale.

Ma i rischi per la salute psicologica e cognitiva legati all’inattività riguardano tutta la popolazione in generale. “Secondo solide evidenze scientifiche”, afferma il professor Rusciano, “lo sport stimola la memoria, l’attenzione, le funzioni di apprendimento e ragionamento. Inoltre, migliora la qualità del sonno e regola il tono dell’umore”. Il movimento, in concreto, aiuta la produzione di dopamine ed endorfine allo stesso modo di un farmaco antidepressivo e antistress, ma senza effetti collaterali e in maniera naturale. Invece, con lo stop a palestre, piscine, gare e allenamenti stabilita dall’ultimo Dpcm del 24 ottobre tutto è stato bloccato e in qualche modo sminuito. Infatti, oltre ai danni economici e sociali che questo comporta, per cui sono state spese tante parole, di rado ci si è soffermati a riflettere sull’importanza che lo sport riveste sul benessere mentale e cognitivo delle persone di ogni età.

Lo scorso 19 ottobre il centro studi del consiglio nazionale dell’ordine degli psicologi ha rilevato che, su una scala da 1 a 100, il 51% della popolazione italiana ha un livello di stress psicologico compreso tra 70 e 100. Un valore analogo a quello nei mesi di lockdown, ma con caratteristiche più preoccupanti, perché se in primavera a dominare era la componente ansiosa, oggi prevalgono rabbia, depressione e forte disorientamento. In questo clima, l’attività fisica sarebbe un toccasana non solo per il singolo, ma anche per la tenuta della comunità nel suo complesso, visto che favorisce il mantenimento della forma fisica, il rafforzamento del sistema immunitario e la salute psicologica.

Quindi si comprende perché

la pratica regolare di sport deve essere protetta dallo Stato

e garantita sempre, in ogni condizione. Secondo il professore, “dato che il decreto prevede la didattica in presenza per le scuole elementari e medie, c’è margine per aggiungere altre ore di educazione fisica” e poi “basterebbe fissare delle regole, che peraltro sono alla base del concetto stesso di sport. È sufficiente una semplice app gratuita per programmare entrate e uscite da palestre e centri sportivi, evitando gli assembramenti”. In questo modo, si potrebbe assicurare la continuità dell’attività in condizioni di totale sicurezza.

Quanto affermato dal professor Rusciano è sostenuto anche da molteplici studi, che dimostrano come una buona attività fisica, eseguita costantemente, possa prevenire e alleviare i sintomi dell’ansia, delle crisi di panico e della depressione. L’allenamento contribuisce a generare alcuni importanti benefici fisici, tra i quali rilassare le tensioni muscolari, migliorare la circolazione sanguigna, normalizzare l’attività neuronale e aumentare il rilascio di endorfine. Insomma, fare movimento fa bene al proprio fisico ma soprattutto serve come sfogo mentale, che porta giovamento al lavoro e alle relazioni sociali e famigliari, oltre che al proprio equilibrio psichico interiore.

(Fonte immagine © Milano Marathon)