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Nelle Alpi occidentali, dal 22 al 29 luglio si disputerà la 28esima edizione di una gara unica
nel suo genere, in cui gli atleti sono chiamati ad affrontare innanzitutto se stessi.
E a montare anche la propria tenda a fine giornata

Iron Bike non è aperta a compromessi, e non potrebbe essere altrimenti. Parliamo di una gara di otto giorni di oltre 660 km e 23.500 m di dislivello complessivo attraverso le Alpi occidentali, su e giù dalle montagne in condizioni spesso piuttosto estreme. Dalle fondo valli, infatti, si risale anche fino ai 3000 m di altitudine con l’escursione termica e i disagi che ne derivano. La resistenza, più che fisica, in questi casi è soprattutto psicologica. Come se non bastasse, i biker devono obbligatoriamente dormire in una tenda, da montare in autonomia ogni sera.

È il biglietto da visita per chi deciderà di lanciarsi in quest’avventura dal 22 al 29 luglio, nella 28esima edizione della sfida che torna dopo un anno di pausa. L’evento è studiato per portare gli atleti in posti spettacolari, con percorsi in alta quota su sentieri e mulattiere fra cime, laghi, ghiacciai e nevai spesso ancora presenti. A organizzare il tutto c’è uno staff composto da 40 persone che si occupano di gestire una carovana fatta tra le altre cose di cucina e ospedale da campo, fuoristrada, motociclette e un elicottero. A parlarci nel dettaglio dell’evento è Emanuele Lovera, membro della direzione di gara.

L’intervista
Emanuele Lovera, direzione gara Iron Bike

Da dove nasce l’idea di quest’evento?
È nata da un’intuizione di Cesare Giraudo, che ha un passato nei rally e nella Parigi-Dakar. A un certo punto ha deciso di organizzare una gara di bici agli inizi degli Anni ’90 di stampo “rallystico” e con i canoni di quel mondo. Il regolamento, infatti, è molto simile a una Dakar, con trasferimenti, prove speciali e un’assegnazione dei punteggi e delle penalità molto particolare e complicata. Iron Bike richiede una preparazione fisica notevole, ma la componente psicologica Iron Bike richiede una preparazione fisica notevole, ma la componente psicologica forse è ancora più rilevante.forse è ancora più rilevante. Senza dubbio. Se il fisico comincia a mollare, quello che ti porta all’arrivo è la testa. Se molli anche dal punto di vista mentale, è finita. Ho visto persone ritirarsi il giorno prima della conclusione dell’evento, a 50 km dalla fine.

Quanto può essere dura una tappa dell’Iron Bike? Ci fai un esempio?
Quanto può essere dura una tappa dell’Iron Bike? Ci fai un esempio? Nel 2018, in una tappa nemmeno così lunga, da circa 70 km, nella parte finale è arrivato un temporale che non finiva più. Siamo partiti dai 25 gradi della mattina ai sei del pomeriggio. 18 persone si sono ritirate lungo la stessa discesa. Abbiamo allestito una sorta di campeggio di fortuna per accogliere gli atleti, che così hanno potuto riscaldarsi. Chi ha proseguito la gara ed era nelle condizioni fisiche adeguate è poi ritornato in quota per dormire. La tappa del giorno seguente, per non farsi mancare niente, prevedeva 90 km e 5.000 m di dislivello.

Come si gestiscono le partenze e gli arrivi in alta quota?
Quest’anno, per esempio, si parte da Entracque (circa 900 mslm) e si va a dormire la sera in un rifugio a circa 2400 m sul Fauniera. Non si può restare sempre a queste quote naturalmente, perché nell’arco di una settimana a certe altitudini troveresti condizioni meteo poco favorevoli e saresti costretto anche a dover montare e smontare una tenda bagnata dalla pioggia e al freddo. Cerchiamo quindi sempre di alternare la posizione dei nostri campi base. Dobbiamo considerare, inoltre, anche i Comuni e gli enti disponibili ad accoglierci.

Qual è l’archetipo dell’atleta che partecipa a Iron Bike?
Sicuramente non è un professionista, perché è abituato a comodità e servizi che Iron Bike non offre. Ha un forte spirito d’avventura, ha intenzione di mettersi alla prova con se stesso e vuole capire quanto ha la testa dura.

Raccontaci la giornata tipo degli Iron Biker.
La mattina ci si sveglia due ore prima della partenza. Fai colazione, smonti la tenda, la metti nel borsone e consegni tutto al furgone che porterà i bagagli lungo i percorsi. Al termine della gara, si mangia qualcosa, ognuno monta la propria tenda e si fissa l’appuntamento con il massaggiatore. Dopo la cena, c’è sempre un briefing tra organizzatori e atleti per fare un punto sia sulla giornata successiva sia sulla tappa appena conclusa.

Quanti atleti parteciperanno all’edizione 2023?
Tra i 75 e gli 80 biker. Gli italiani sono circa 15, gli altri arrivano dall’estero. Ci sono tanti spagnoli, sei polacchi (trascinati da un giornalista del posto a cui era piaciuta la gara lo scorso anno) e anche molti cechi.

Che spiegazione vi siete dati per la presenza così elevata di stranieri rispetto agli italiani?
Abbiamo notato che gli stranieri amano particolarmente gli eventi più estremi, come può essere Iron Bike per l’appunto. Del resto, questa non è una semplice competizione, ma un’avventura sotto forma di gara.

Come si sostiene Iron Bike?
I nostri partner sono perlopiù le fondazioni bancarie e la Regione Piemonte. È in parte autofinanziato, perché ogni atleta paga una quota per la partecipazione all’evento. Abbiamo anche il sostegno di sponsor locali, che ci appoggiano in diverse modalità.